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Questi sono solo due, forse i piu’ utilizzati, dei social network che nel tempo hanno allargato i propri orizzonti oltre ogni aspettativa. Fino a diventare punti di raccolta di testimonianze giunte da cittadini, giornalisti e altri ancora. Testimonianze frammentate in piccoli gesti come scattare una fotografia con il cellulare e condividerla online, oppure pubblicare un'opinione o un fatto in tempo reale con un ‘aggiornamento di status’ su facebook.
E questo è il giornalismo odierno. I media digitali hanno riconfigurato il panorama dell’informazione, sia per la produzione e distribuzione di contenuti che per la fruizione di news. La professione giornalistica, sta passando dall'informazione monodirezionale (broadcast) al ‘citizen journalism’, ovvero al giornalismo partecipativo. Come orientarsi dunque in questa professione che ha sempre più a che fare con le sfide della tecnologia?
‘La mia redazione è là dove posso appoggiare il mio smartphone’. Così ci racconta Marieva Favoino, giornalista, social media manager, comunicatrice pubblica e membro attivo del GUSB (Gruppo Uffici Stampa Brianza), che in tema di web 2.0 ne sa qualcosa. Lei, responsabile Comunicazione e Ufficio Stampa della Città di Desio, nel territorio della Brianza, comunica la pubblica amministrazione ed è ‘sempre sul pezzo’. A lei chiediamo qualche delucidazione sulle nuove frontiere del giornalismo mobile e online.
I social media e i social network sono un nuovo territorio ,nel quale le regole, però, sono le stesse del mondo della professione che condividiamo e siamo chiamati a rispettare nel mondo analogico. Il lavoro da fare è quello di calare queste stesse regole nel digitale, dove i diritti delle persone sono gli stessi. Costruire quindi una vera e propria cultura digitale per il giornalismo.
L'unica strategia che mi sento di promuovere per affrontare la sfida è quella del 'beta permanente' cioè dello sperimentare la propria competenza professionale su strumenti che sono 'abilitanti' di nuove modalità di racconto. La notizia va pensata 'mobile first', cioè prima di tutto per lo smartphone, perchè è lì che molto probabilmente verrà letta dalla maggior parte dei lettori. Il mobile ha caratteristiche di narrazione particolari. Prima cominciamo a farci coinvolgere, prima potremo conquistare nuovamente i lettori. I Social ci impongono una nuova narrativa, nuovi linguaggi, un’assenza di format, interazione.
Su twitter diventano di fondamentale importanza le mention, gli hashtag, la geolocalizzazione, le immagini e infine, gli shortener dei link. Una notizia ben scritta su twitter ha solo 140 caratteri a disposizione: usiamoli per citare qualcuno (mention); per categorizzare ed entrare con il nostro tweet in un flusso aggregato di notizie su quel tema o evento (questo è ciò a cui serve un hashtag); per dire da dove stiamo scrivendo (geolocalizzazione) e per lasciare un link di approfondimento, magari a un post sul nostro blog o a una notizia sulla nostra testata on-line.
Infine, visto che 140 caratteri son proprio pochi, usiamo gli shortener dei link che ne riducono la lunghezza.
Cominciamo con un profilo, condividiamo il nostro lavoro, rispondiamo ai commenti, diamo voce a chi non ne ha facilmente, ma soprattutto andiamo su facebook non per metterci in vetrina, ma per metterci in ascolto dei nostri lettori. Se lo fa il News York Times, chiamando a raccolta sulla sia pagina FB i suoi lettori perché entrino in una 'community', significa che l'ascolto e il dialogo online sono veramente importanti. Sui social non è obbligatorio esserci, ma, una volta che ci siamo, bisogna davvero 'starci'.
Cerco di farlo seguendo tre azioni chiave: connettersi, dialogare, informare. La mia redazione twitter e facebook è fatta anche di altre due persone che, in qualità di operatori del Servizio Ufficio Relazioni con il Pubblico, rispondono direttamente sulla piattaforma alle segnalazioni dei cittadini. La comunità dei Social Media Manager pubblici sta poi da tempo lavorando su una strategia dal basso per la gestione delle emergenze, sperimentando una ontologia (ovvero il suo essere essenziale) di hashtag che possa aiutare davvero i cittadini, soprattutto i non autosufficienti, in caso di emergenza. E' su questo tema che ultimamente nella mia redazione stiamo lavorando, insieme al Comando di Polizia Locale, per imparare da chi già lo fa molto bene. Un esempio su tutti il Comune di Trieste.
Nello stesso modo in cui si comporta usando gli altri strumenti di comunicazione on-line e cartacea di cui si è già dotato: le regole sono le stesse. Non è davvero necessario nessun formalismo. Mi spiego meglio: l'ufficio stampa del Comune che ieri gestiva il periodico comunale e la sezione news del sito web per fare informazione istituzionale, di servizio e di pubblica utilità oggi DEVE essere su facebook e twitter.
Una volta presa la decisione, che dal mio punto di vista equivale a un semplice 'rimboccarsi le maniche', bisogna però stabilire subito una policy esterna della vostra presenza sulle diverse piattaforme social. Dichiarate chi gestisce l'account, di cosa scriverete su quella piattaforma, che commenti accetterete e in quali orari garantite una risposta in tempo reale. Poche regole ma chiare: sarà il vostro patto con i vostri interlocutori.