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Giornalisti in direzione sempre piu’ #social: connettersi, dialogare, informare

28/01/2015
Le nuove frontiere del giornalismo online e mobile nell'esperienza di Marieva Favoino,
giornalista, social media manager e membro attivo del GUSB (Gruppo Uffici Stampa Brianza)

 

I social network oggi rappresentano la sfida dell'informazione in tempo reale. Facebook iniziava la sua storia come raccolta di fotografie degli studenti universitari, per diventare poi un’esplosione di contenuti, di immagini, di messaggi e non solo. Twitter in origine assomigliava a una chat, per poi allargare i propri confini e confluire in percorsi narrativi utili a creare una storia vera e propria. O una notizia.

 
Questi sono solo due, forse i piu’ utilizzati, dei social network che nel tempo hanno allargato i propri orizzonti oltre ogni aspettativa. Fino a diventare punti di raccolta di testimonianze giunte da cittadini, giornalisti e altri ancora. Testimonianze frammentate in piccoli gesti come scattare una fotografia con il cellulare e condividerla online, oppure pubblicare un'opinione o un fatto in tempo reale con un ‘aggiornamento di status’ su facebook.
 
E questo è il giornalismo odierno. I media digitali hanno riconfigurato il panorama dell’informazione, sia per la produzione e distribuzione di contenuti che per la fruizione di news.  La professione giornalistica, sta passando dall'informazione monodirezionale (broadcast) al  ‘citizen journalism’, ovvero al giornalismo partecipativo. Come orientarsi dunque in questa professione che ha sempre più a che fare con le sfide della tecnologia?
 
La mia redazione è là dove posso appoggiare il mio smartphone’. Così ci racconta Marieva Favoino, giornalista, social media manager, comunicatrice pubblica e membro attivo del GUSB (Gruppo Uffici Stampa Brianza), che in tema di web 2.0 ne sa qualcosa. Lei, responsabile Comunicazione e Ufficio Stampa della Città di Desio, nel territorio della Brianza, comunica la pubblica amministrazione ed è ‘sempre sul pezzo’. A lei chiediamo qualche delucidazione sulle nuove frontiere del giornalismo mobile e online.
 

Cosa significa essere giornalista al tempo del 2.0? Essere al posto giusto al momento giusto. Una volta lo scoop lo si trovava solo sul giornale,ora abbiamo gli smartphone e il nuovo must della professione sembra essere la velocità. E’ proprio così?
Direi proprio di no. Certo, la tentazione è forte: nel flusso continuo dei contenuti generati dagli utenti, il rischio è quello di essere assorbiti e abdicare, oltre che alla verifica delle fonti,  al ruolo di inchiesta e sociale del giornalismo.
 
Come stare sui Social media e sui Social network allora? Esitono una nuova etica e deontologia?

I social media e i social network sono un nuovo territorio ,nel quale le regole, però, sono le stesse del mondo della professione che condividiamo e siamo chiamati a rispettare nel mondo analogico. Il lavoro da fare è quello di calare queste stesse regole nel digitale, dove i diritti delle persone sono gli stessi. Costruire quindi una vera e propria cultura digitale per il giornalismo.
 

In questo momento quello che 'vende' di più sul mercato è l’informazione ultim’ora. A pochi minuti da un evento ci sono già centinaia di migliaia di tweet, post su blog, video e foto. Da dove si parte e come si affronta la sfida?

L'unica strategia che mi sento di promuovere per affrontare la sfida è quella del 'beta permanente' cioè dello sperimentare la propria competenza professionale su strumenti che sono 'abilitanti' di nuove modalità di racconto. La notizia va pensata 'mobile first', cioè prima di tutto per lo smartphone, perchè è lì che molto probabilmente verrà  letta dalla maggior parte dei lettori. Il mobile ha caratteristiche di narrazione particolari. Prima cominciamo a farci coinvolgere, prima potremo conquistare nuovamente i lettori. I Social ci impongono una nuova narrativa, nuovi linguaggi, un’assenza di format, interazione.
 

A questo proposito, per quanto riguarda Twitter, quali sono gli elementi fondamentali di una notizia su questa piattaforma social?

Su twitter diventano di fondamentale importanza le mention, gli hashtag, la geolocalizzazione, le immagini e infine, gli shortener dei link. Una notizia ben scritta su twitter ha solo 140 caratteri a disposizione: usiamoli per citare qualcuno (mention); per categorizzare ed entrare con il nostro tweet in un flusso aggregato di notizie su quel tema o evento (questo è ciò a cui serve un hashtag); per dire da dove stiamo scrivendo (geolocalizzazione) e per lasciare un link di approfondimento, magari a un post sul nostro blog o a una notizia sulla nostra testata on-line.
Infine, visto che 140 caratteri son proprio pochi, usiamo gli shortener dei link che ne riducono la lunghezza. 
 

Facebook e Giornalisti. Meglio aprire una pagina o un profilo personale? Perché?

Cominciamo con un profilo, condividiamo il nostro lavoro, rispondiamo ai commenti, diamo voce a chi non ne ha facilmente, ma soprattutto andiamo su facebook non per metterci in vetrina, ma per metterci in ascolto dei nostri lettori. Se lo fa il News York Times, chiamando a raccolta sulla sia pagina FB i  suoi lettori perché entrino in una 'community', significa che l'ascolto e il dialogo online sono veramente importanti. Sui social non è obbligatorio esserci, ma, una volta che ci siamo, bisogna davvero 'starci'.
 

Comunicazione nella Pubblica Amministrazione. Cosa s’intende per ‘interazione fra Comune e utenza’? In che modo agisci direttamente sul campo per quanto riguarda la tua esperienza professionale a Desio?

Cerco di farlo seguendo tre azioni chiave: connettersi, dialogare, informare. La mia redazione twitter e facebook è fatta anche di altre due persone che, in qualità di operatori del Servizio Ufficio Relazioni con il Pubblico, rispondono direttamente sulla piattaforma alle segnalazioni dei cittadini. La comunità dei Social Media Manager pubblici sta poi da tempo lavorando su una strategia dal basso per la gestione delle emergenze, sperimentando una ontologia (ovvero il suo essere essenziale) di hashtag che possa aiutare davvero i cittadini, soprattutto i non autosufficienti, in caso di emergenza. E' su questo tema che ultimamente nella mia redazione stiamo lavorando, insieme al Comando di Polizia Locale, per imparare da chi già lo fa molto bene. Un esempio su tutti il Comune di Trieste.
 

Come si deve comportare un Comune o una Pubblica Amministrazione che vuole intraprendere un ‘percorso Social’ con Facebook, Twitter e Youtube?

Nello stesso modo in cui si comporta usando gli altri strumenti di comunicazione on-line e cartacea di cui si è già dotato: le regole sono le stesse. Non è davvero necessario nessun formalismo. Mi spiego meglio: l'ufficio stampa del Comune che ieri gestiva il periodico comunale e la sezione news del sito web per fare informazione istituzionale, di servizio e di pubblica utilità oggi DEVE essere su facebook e twitter.
Una volta presa la decisione, che dal mio punto di vista equivale a un semplice 'rimboccarsi le maniche', bisogna però stabilire subito una policy esterna della vostra presenza sulle diverse piattaforme social. Dichiarate chi gestisce l'account, di cosa scriverete su quella piattaforma, che commenti accetterete e in quali orari garantite una risposta in tempo reale. Poche regole ma chiare: sarà il vostro patto con i vostri interlocutori.