La storia dovrebbe essere “maestra di vita”. Purtroppo è una bella frase perché spesso, anzi spessissimo, si leggono o si commentano con un’altra frase momenti o avvenimenti del presente: “la storia non ci ha insegnato niente, altrimenti…”
Sulla scia dei grandi movimenti culturali, filosofici, politici dell’ottocento e dei grandi cambiamenti sociali frutto dell’affacciarsi prepotente delle tecnologie e delle nuove conoscenze la “vecchia Europa” , nel ventesimo secolo, anziché mettere a frutto il nuovo si rivolse per risolvere le nuove situazioni che si andavano delineando allo strumento più antico: la guerra.
Ed arrivò la “prima guerra mondiale”, la cosiddetta “grande guerra” che si portò via alcuni milioni di persone, tra i quindici ed i diciassette, per lo più giovani. Anzi: secondo alcuni i morti diretti ed indiretti se con quelli uccisi dalle bombe, dai fucili e dalle trincee si assommano i milioni che si portò via la grande pandemia di “spagnola” che da qualche parte, tra i belligeranti, trovò il substrato da cui partire, i morti da contare potrebbero arrivare a ben 65 milioni!
Il giornalista Pierluigi Franz, autore di una ricerca certosina e difficile, nata dalla casuale scoperta di una lapide, è andato ad individuare i giornalisti italiani che nella prima guerra mondiale diedero con slancio a noi sconosciuto addirittura la vita per favorire il ridisegnarsi di nuove mappe geografiche sulla scia di forti spinte all’affermarsi del concetto di nazione e di popolo. E di colleghi che negli anni 1915/1918 morirono “per la Patria” ne ha contati addirittura oltre centocinquanta!
Il primo a perdere la vita addirittura ancor prima che l’Italia entrasse in guerra, fu un marchigiano di Ancona, Lamberto Duranti, che da poco aveva superato il quarto di secolo e che spinto dalle idee repubblicane e garibaldine era partito volontario per gridare tutta la sua disponibilità alla libertà ed all’uguaglianza sulle Argonne francesi. Sotto la divisa indossava la tipica camicia garibaldina!
L’Ordine dei giornalisti delle Marche, sollecitato dalla ricerca che annovera altri quattro colleghi marchigiani tra i caduti ha promosso un convegno che si terrà nel capoluogo regionale il prossimo 8 maggio. L’iniziativa patrocinata dal Consiglio nazionale ricorderà anche altri tre colleghi che pur non originari dei territori tra il mare e l’Appennino che un significativo slogan definisce “l’Italia in una regione”, nelle Marche hanno vissuto tutta la loro esperienza giornalistica.
Alla giornata di ricordo e di studio in programma ad Ancona l’8 maggio, oltre al Comune di Ancona che a Duranti, a suo tempo, ha tributato onori anche attraverso l’intitolazione di una via del quartiere che prende nome dal mare antistante e che il giornalista-garibaldino non avrebbe mai più rivisto, parteciperanno anche rappresentanti dei comuni di Pesaro, Mondolfo,Tolentino, Corridonia che agli altri quattro avevano dato i natali. Addirittura quest’ultima cittadina del maceratese cambiò il proprio nome proprio in onore di Filippo Corridoni, suo figlio giornalista morto sul fronte del Carso. La città che fino ad allora si chiamava Pausula divenne Corridonia!
Sarà una giornata di ricordo e di studio a cui parteciperanno anche studenti non solo e non tanto per ricordare e tratteggiare personalità, ma anche per cercare di capire ciò che per noi, oggi, è abbastanza difficile in un’epoca in cui i valori ideali sono stati largamente sostituiti da quelli materiali.
La tematica sarà anche oggetto di conoscenza per gli studenti dell’Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino mentre una laureanda dell’ateneo feltresco sul tema sta preparando la sua tesi di laurea.
Luciano Gambucci