Piattaforme digitali, nuovi strumenti del linguaggio, globalizzazione dell’informazione, ‘nativi digitali’ (google, twitter, face book, instagram & Co.), diretta streaming di grandi avvenimenti, paywall (informazione a pagamento), mobile first (informazione in mobilità, tipo cellulare o tablet), Google Glass (occhiali che liberano le mani dalla telecamera), droni e chi piu’ ne sa, piu’ ne metta. Queste sono le frontiere del nuovo giornalismo. Lo si condivida o no.
E capita anche che la notizia arrivi volando. Coi droni, appunto. Questi (s)conosciuti. Ovvero quei mezzi aerei a pilotaggio remoto (aeromobili caratterizzati dall’assenza di un equipaggio a bordo, il cui volo è gestito da flight control system, condotti in remoto da piloti a terra) e che stanno cambiando la prospettiva del racconto giornalistico. Sono infatti in grado di riprendere scenari a cui l’uomo non riesce ad arrivare e possono documentare da vicino quello che sino a oggi è stato possibile catturare solo in lontananza.
E proprio per la loro ‘potenzialità’, questi piccoli ‘oggetti volanti’ vengono considerati i nuovi presenti nelle redazioni del futuro. ‘Drone-giornalista’ o ‘Drone-reporter’ stanno entrando prepotentemente nell’accezione comune e stanno dando un’accelerazione alla professione, rivoluzionando anche il mestiere di chi è sempre a caccia di notizie e le pubblica. Essi possono scattare foto aeree da diverse prospettive o effettuare riprese video in zone non accessibili. E anche il giornalismo raccoglie la sfida della tecnologia. Cambia dunque il mondo dell’informazione, si rinnova e si evolve. Un modo di fare giornalismo che si differenzia dal passato, che abbraccia le nuove tecnologie, più innovativo. Un cambiamento che interessa sì i giornalisti, ma anche tutti i professionisti del mondo della comunicazione.
‘Drone-friendly zone’? Sì, ma esiste anche il risvolto della medaglia. Ovvero la parte legata alla privacy e alla deontologia professionale. Non sempre infatti le informazioni acquisite sono sempre pubblicabili, poiché invadono sfere private (anche di personaggi pubblici) o veicolano messaggi di dubbia morale.
Occorre quindi prestare molta attenzione alla conoscenza giuridica che ne consegue: le Regole dell’aria (Regolamento ENAC 16.07.2015), le Regole di Pubblica Sicurezza (Legge 121/1981 Ordine e Sicurezza Pubblica), le Regole sulla Privacy (Parere dei Garanti Privacy UE del 16 giugno 2015), nonché le Regole di Deontologia tradizionale.
Il Regolamento ENAC (Ente Nazionale per l’Aviazione Civile) sui Sistemi aeromobili a pilotaggio remoto (Sapr), prevede che - per un uso professionale - tutti gli operatori autorizzati possano utilizzare i propri mezzi anche sopra centri urbani e città, purchè si eviti il sorvolo di assembramenti anomali di persone e si rispettino le leggi sulla privacy, le disposizioni locali del Sindaco e di pubblica sicurezza. I droni devono essere poi dotati di infrastrutture che possano garantire la massima sicurezza anche nel caso di perdita di controllo.
(info:
http://www.enac.gov.it/La_Normativa/Normativa_Enac/Regolamenti/Regolamen...)
In ambito di ordine pubblico la migliore misura di gestione del rischio è osservare l’obbligo di comunicazione alla Polizia di Stato con estremi della data e dell’orario del volo, così da evitare l’impatto con attività segrete necessarie per la Sicurezza dello Stato. In riferimento al sorvolo del territorio comunale occorre invece ottenere preventivamente il NULLA OSTA del Sindaco.
Ma occorre prestare molta attenzione in tema di privacy. Chi usa i droni per informare deve rispettare i criteri della professione giornalistica. Pubblico interesse e tutela della privacy non possono essere trascurati. Al momento, come normativa di riferimento, ci si puo’ appoggiare al Parere dei Garanti Privacy UE dello scorso 16 giugno (anche se non vincolante). Se si è in possesso dell’Autorizzazione ENAC per delle videodrone-riprese su un evento di piazza (di interesse pubblico), bisogna comunque preoccuparsi di evitare lo zoom persistente sulla faccia di un partecipante-privato cittadino senza giustificazione. Al momento dell’acquisto è possibile preferire una macchina dotata di sistemi di ‘privacy by design’, predisposta ad offuscare le immagini di volti umani per non incorrere nell’illecito di trattamento eccedente dell’immagine individuale.
In ultimo, the last but not the least: la deontologia professionale. Secondo il codice di DroneJournalism (l’organizzazione USA che raccoglie i giornalisti che usano droni), chi utilizza i droni, è tenuto a rispettare le stesse regole etiche di chi fa giornalismo tradizionale. Queste le regole principali: Notiziabilità, l’oggetto dell’inchiesta condotta col drone deve essere di pubblico interesse; Sicurezza, l’operatore del drone deve essere addestrato in maniera adeguata e garantire la sicurezza pubblica; Rispetto della legge e dello spazio aereo, chi fa volare il drone deve conoscere le norme che regolano la navigazione aerea; Privacy: Il drone deve operare in modo da non compromettere senza necessità la privacy di persone non pubbliche; Deontologia professionale, il giornalista col drone deve rispettare tutte le regole imposte dal codice di comportamento della sua professione.
Che dire, un piccole drone, usato con accortezza, può diventare uno strumento formidabile nelle mani di un giornalista. Una nuova sfida dell’innovazione. Curiosa, ancora da scoprire. Ma sempre nel rispetto delle regole giornalistiche. E della buona deontologia.