La ricorrenza del primo Centenario della Grande Guerra é l’occasione per ricordare il sacrificio di una giovane generazione di giornalisti caduti al fronte tra il 1915 e il 1918. Fino al 1924 se ne conoscevano appena 46, riportati nel libro di Arturo Lancellotti "Giornalismo eroico".
Nel maggio 2011 se ne sono, invece, riscoperti 83, cioè 37 in più, grazie al casuale ritrovamento di una lapide nella cantina di un immobile dell'Inpgi a Roma. E partendo proprio dai dati riportati su questa targa marmorea si è ora arrivati a ben 150 in circa 4 anni di ricerche. Si è così quasi raddoppiato il numero degli Eroi da commemorare, togliendo la loro morte dal cono d’ombra dell’oblio e dalla luce fuorviante della retorica patriottica, ma restituendola alla dimensione della serena e obiettiva ricostruzione storica.
La lapide, di cui si erano del tutto perse le tracce, misura 170 centimetri di altezza, 101 di larghezza, 3 di spessore e pesa circa un quintale e mezzo. E’ una scoperta di grande valore storico-culturale perché, oltre a fornire dati altrimenti introvabili, ha costituito un punto di partenza per ulteriori approfondimenti che alla fine hanno dato ottimi risultati anche grazie all'accordo tra l'Inpgi e un'équipe di storici e studiosi del Dipartimento di Scienze Sociali dell'Università La Sapienza, guidata dal professor Luciano Zani. E proprio per onorare i tanti colleghi Caduti nel Primo conflitto mondiale e preservarne la memoria in favore delle giovani generazioni e per beneficiare del contributo della Presidenza del Consiglio nell'ambito delle celebrazioni del primo Centenario della Grande Guerra sarà prossimamente data alle stampe una pubblicazione (ora in fase di stesura finale) a cura della neonata Fondazione sul giornalismo "Paolo Murialdi", costituita il 9 febbraio scorso dal Consiglio Nazionale dell'Ordine dei Giornalisti, Inpgi, Fnsi e Casagit. Parallelamente stanno prendendo il via in molte regioni da parte degli Ordini regionali delle iniziative, compresi i percorsi formativi e seminari di studio con attribuzione di punti, per ricordare i colleghi caduti eroicamente per la Patria. L'iniziativa coinvolgerà scuole di ogni ordine e grado, Università e Master di giornalismo. Sono previste anche Mostre e commemorazioni in varie città italiane oltre ad incontri con gli studenti.
Sulla targa marmorea ritrovata in cantina erano stati indicati i nomi di 83 giornalisti caduti tra il 1915 e il 1918, le onorificenze al valor militare concesse in vita o alla memoria e le testate giornalistiche per le quali essi collaboravano. Ma non si conosceva la data di questa lapide, né i dati su 82 giornalisti (tutti tranne Cesare Battisti). E' iniziata così la ricerca.
Di essa si era già parlato durante il primo conflitto mondiale. Infatti, come si legge sulla Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia del 5 ottobre 1916 n. 234 a pag. 4998, il Consiglio Direttivo dell'Aspi - Associazione della Stampa Periodica Italiana, fondata nel 1877 - decise che "i nomi dei Soci Caduti al fronte per la grandezza dell'Italia siano esposti in un quadro nel salone sociale con delle brevi note biografiche. A guerra finita verrà indetta una solenne commemorazione dei Caduti e verrà in tale occasione scoperta nel grande salone dell'Associazione una targa marmorea che recherà i nomi dei valorosi con la data del loro sacrificio".
All'epoca l’Aspi aveva sede a Palazzo Marignoli, imponente edificio quadrilatero costruito nel cuore di Roma alla fine dell'Ottocento tra via del Corso/via delle Convertite/piazza San Silvestro/Via di San Claudio (siamo a due passi da Palazzo Chigi e da Palazzo Montecitorio).
Un'ulteriore conferma della collocazione di una lapide si poteva ricavare dalla lettera del 15 gennaio 1923 (ritrovata dal giornalista Salvatore Maffei, Presidente dell'Emeroteca Tucci di Napoli) che Edoardo Giordano dell'Unione Giornalisti Napoletani (divenuta poi Associazione Napoletana della Stampa) scrisse al carducciano Floriano Del Secolo, condirettore del quotidiano "Il Mezzogiorno" e professore di lettere al Convitto della Nunziatella: "Caro Floriano, attendo sempre dalla tua cortesia le poche parole d'iscrizione occorrenti alla lapide per i giornalisti caduti in guerra. Grazie e cordiali saluti, tuo E. Giordano".
Successivamente anche Alberto Bergamini e Salvatore Barzilai proposero di "incidere nella pietra perenne i nomi di tutti i giornalisti immolatisi per la più grande Italia" (vedere notizia in 1^ pagina sul "Bollettino della Federazione della Stampa" del 25 gennaio 1924 intitolata "In memoria dei giornalisti italiani caduti per la Patria").
Sempre nel 1924, come detto, nel volume di 264 pagine "Giornalismo eroico" di Arturo Lancellotti, Edizioni Fiamma, Roma, con prefazione di Giovanni Biadene, Segretario Generale della Federazione Giornalistica Italiana, si riporta un elenco dei 46 giornalisti che si conoscevano fino ad allora (sulla lapide ne sono, invece, indicati ben 37 in più).
Finalmente solo nei mesi scorsi é stata ritrovata la documentazione che conferma che la lapide in memoria dei giornalisti Caduti nella Grande Guerra era stata collocata nell'atrio del Circolo della Stampa di Roma ed era stata ufficialmente inaugurata da Benito Mussolini la sera del 24 maggio 1934 in occasione della ricorrenza annuale dell'entrata in guerra dell'Italia. Alla solenne cerimonia parteciparono anche il Segretario del Sindacato nazionale Fascista dei Giornalisti, il Capo Ufficio Stampa del Duce e molti giornalisti, "tutti in camicia nera". In tal modo il Regime riusciva ad utilizzare la memoria dei caduti nel rafforzamento del consenso ai valori, alle norme e ai miti del fascismo.
Ne dette notizia "La Stampa della Sera" di Torino del 24-25 maggio 1934 in prima e seconda pagina. A confermare che fosse proprio quella la targa marmorea è l'articolo "I giornalisti Caduti in Guerra", pubblicato alle pagg. 765-766 dell'Annuario della Stampa Italiana a cura del Sindacato nazionale Fascista dei Giornalisti edizione 1933-1934, Nicola Zanichelli Editore - Bologna che indica i nomi di 82 giornalisti morti durante il 1° conflitto mondiale con accanto la testata giornalistica su cui scrivevano. (1-segue)