Un passaggio di testimone da una generazione all’altra con un inizio folgorante e un viatico immediato già nelle primissime pagine per avere il senso della scrittura e della storia: "La mia speranza è che tu sia felice. Gli altri? Che si fottano". Il romanzo di Micaela Palmieri, "Tre di una coppia perfetta", conquista il lettore grazie alla narrazione che lo "morde" e non lo molla più, incalzata con frasi brevissime, folgoranti e immediate. Una velocità narrativa molto simile a quella dei tre protagonisti: Marco, Giulia e Maria.
Un passaggio di testimone da una generazione all’altra con un inizio folgorante e un viatico immediato già nelle primissime pagine per avere il senso della scrittura e della storia: "La mia speranza è che tu sia felice. Gli altri? Che si fottano". Il romanzo di Micaela Palmieri, "Tre di una coppia perfetta", conquista il lettore grazie alla narrazione che lo "morde" e non lo molla più, incalzata con frasi brevissime, folgoranti e immediate. Una velocità narrativa molto simile a quella dei tre protagonisti: Marco, Giulia e Maria.
Una coppia fatta da tre ragazzi che vivono l’adolescenza, la scoperta del mondo, del sesso, dell’amore in simbiosi eterna. Come una persona sola. Fino a quando qualcosa si incrina: è il sentimento che complica tutto e spiana la strada al peggio di ciascuno. Nessuno è innocente nel romanzo di Micaela Palmieri. Forse soltanto l’anziana Isabella, protagonista all’inizio e alla fine. Una protagonista muta e presente, che incarna forse davvero l’unica figura che può dipanare il filo di una educazione sentimentale devastante.
A segnare quel percorso sarà un incidente d’auto che renderà fragile ogni certezza e ogni personaggio che le incarna. La scrittura di Micaela conosce dei picchi intensi senza retorica.
La storia della coppia di questi tre ragazzi contiene pezzi di ciascuno di noi. La lega un filo quello sì drammatico: la solitudine. La coppia perfetta è formata da tre: numero divisibile solo per sé stesso e per uno (come alla fine resterà la protagonista). Sono numeri primi, la cui solitudine è nota.