La rivista quadrimestrale “Problemi dell’informazione” (il Mulino), fondata da Paolo Murialdi nel 1975, ha dedicato, l’ultimo numero del 2015, al tema delle “Questioni di genere nel giornalismo italiano”. Alla fine di un anno – come scrive Milly Buonanno, coordinatrice dell’intera ricerca, nell’introduzione – in cui hanno occupato un posto di rilievo nell’agenda di quanti, all’interno dell’accademia, nelle istituzioni internazionali e negli stessi ambienti professionali, hanno precisa consapevolezza del tema.
La rivista quadrimestrale “Problemi dell’informazione” (il Mulino), fondata da Paolo Murialdi nel 1975, ha dedicato, l’ultimo numero del 2015, al tema delle “Questioni di genere nel giornalismo italiano”. Alla fine di un anno – come scrive Milly Buonanno, coordinatrice dell’intera ricerca, nell’introduzione – in cui hanno occupato un posto di rilievo nell’agenda di quanti, all’interno dell’accademia, nelle istituzioni internazionali e negli stessi ambienti professionali, hanno precisa consapevolezza del tema.
Gli interventi e i saggi riportati analizzano ad ampio raggio tutti gli aspetti di genere del nostro giornalismo. In particolare, precisa la Bonanno, il corpus degli otto testi che compongono la sezione tematica si presenta significativamente variegato sotto il profilo degli oggetti di indagine, dei metodi utilizzati (analisi di fonti statistiche, analisi di contenuto, analisi dei frames, studi di caso, interviste), dei media presi in considerazione (quotidiani, televisioni, radio, testate online, la stampa femminile). Idealmente anche se non formalmente, i contributi si distribuiscono in quattro sottosezioni riconducibili ad altrettante voci: Trends, Visibilità, Rappresentazioni, Giornaliste.
Trends: vi rientrano i saggi di Claudia Padovani e Monia Azzalini. Il primo offre un’ampia panoramica delle iniziative e degli orientamenti emergenti sulla scena internazionale, in ordine alla elaborazione di un’agenda di ricerca che rifletta che crescente complessità dei rapporti fra genere e media. Il secondo, fa il punto sull’evoluzione della presenza femminile e del gap di genere nel giornalismo italiano dell’ultimo decennio, affiancando all’analisi dei dati quantitativi una lettura dei segnali di cambiamento emanati da iniziative di nicchia sulla rete.
Visibilità: i due contributi di Milly Buonanno e di Marta Perrotta articolano un interrogativo classico della ricerca su genere e informazione – chi fa le notizie? – applicandolo nel primo caso alla front page dei quotidiani, nel secondo ai notiziari radiofonici. Entrambe le indagini approdano a risultati che testimoniano una crescente visibilità e valorizzazione della professionalità femminile, e una attenuazione delle disparità di genere nella copertura delle hard e delle soft news.
Rappresentazioni: Saveria Capecchi ed Elisa Giomi affrontano nei loro saggi due temi su cui, negli ultimi anni, è fortemente salito il livello di attenzione: la rappresentazione delle donne che fanno politica, e la copertura dei casi di femminicidio.
Giornaliste: Francesca Comunello e Silvia Cassamagnaghi costruiscono i loro contributi sulle interazioni dirette con donne giornaliste. Le interviste effettuate dalla Comunello a un gruppo di giornaliste attive su testate online o edizioni online di testate cartacee mettono in luce l’ambivalente percezione degli ambienti di rete, sperimentati e apprezzati dalle intervistate, come più disponibili ad accogliere e a promuovere le donne, ma inadatti a soddisfare aspirazioni di autorevolezza e prestigio che restano consegnate alla stampa tradizionale. Cassamagnaghi infine ricostruisce attraverso una intervista a Carla Vanni la duplice success story della rivista “Grazia” e di colei che ne è stata autorevole direttrice per trenta anni, dimostrando come anche nel “ghetto dei femminili” sia stato possibile, per una giornalista appassionata e determinata, trovare opportunità di affermazione e di ascesa professionale.
I vari interventi sono ulteriormente documentati: dalle riflessioni di Silvana Mazzocchi, intervistata dalla redazione di “Problemi dell’informazione”, sull’evoluzione del giornalismo e delle giornaliste italiane; e dai risultati nazionali del Global Media Monitoring Project 2015, sui nuovi media (“Quale rappresentazione femminile?”). Nella sintesi di presentazione dei dati, sono trascorsi venti anni da quando le Nazioni Unite, in occasione della IV Conferenza Mondiale sulle Donne (Pechino 1995), riconobbero il settore “Donne e media”, come strategico per il miglioramento della condizione delle donne di tutto il mondo, individuando due obiettivi: aumentare la partecipazione e l’accesso delle donne all’espressione e al decision-making nei e attraverso i media e le nuove tecnologie della comunicazione; promuovere una rappresentazione bilanciata e non stereotipata delle donne nei media. Fu proprio contestualmente alla Conferenza di Pechino che nacque il Global Media Monitoring Project (GMMP), una ricerca transnazionale volta a monitorare la rappresentanza di genere nei mezzi di informazione e a promuovere una rappresentazione delle donne “equilibrata e non stereotipata”. La prima indagine, che coinvolse 71 paesi del mondo, rivelò che le donne costituivano soltanto il 17% delle persone intervistate o oggetto delle notizie di stampa, radio e TV. Le successive edizioni del GMMP, che si svolge ogni 5 anni, hanno registrato una progressiva inclusione delle donne nei media, ma secondo un processo considerato ancora troppo lento.